L’archeologia isotopica

La baia di Sapri

Il Golfo di Policastro è un’insenatura del mar Tirreno meridionale che bagna le coste di tre province, quella di Salerno in Campania, di Potenza in Basilicata e di Cosenza in Calabria. Prende il nome dalla cittadina di Policastro Bussentino, l’antica Pixous della Magna Grecia e successivamente nota come Buxentum in epoca romana.     Abbraccia 37 comuni, ma i principali sono:

Sapri (SA) in Campania, Maratea (PZ) in Basilicata, Praia a Mare in Calabria, Scalea (CS) in Calabria e Marina di Camerota (SA) in Campania.

Il Golfo di Policastro rappresenta un punto di svolta per comprendere le culture antiche, ma soprattutto la presenza umana nell’Italia meridionale in quell’epoca. L’uomo preistorico è presente su tutta la costa che, come appena accennato, va da Marina di Camerota a Praia a Mare, per poi dilungarsi giù fino a Scalea.
La zona pur essendo soggetta a quel movimento bradisismico, non comporta la completa scomparsa di rovine romane. Questa presenza romana ne presuppone certamente anche una Greca e Italica. Tale tesi viene confermata dalla posizione geografica di Sapri, precisamente alla fine di quell’antica via che portava da Pixous (nome greco di Policastro) a Siris sullo Ionio. Inoltre una tradizione colloca in Sapri il sito dell’antica Scidro. È stato provato che le coste del golfo di Policastro hanno costituito per l’uomo un valido rifugio, infatti sia sulle coste, che nell’entroterra prosperano le prime forme di vita associata. A partire dalle caverne e dalle grotte, fino alle spiagge e ai boschi, l’uomo ha ovunque lasciato traccia di sé e inoltre si pensa che si fosse insediato qui sin dal Paleolitico Inferiore. È ormai certo che in queste zone l’homo praesapiens viveva cacciando, perlopiù cervi. Le ricerche però ancora continuano, infatti l’Università di Siena è tutt’ora impegnata nelle cosiddette ‘ricerche di superficie’, le quali hanno consentito di ampliare il quadro archeologico del Golfo di Policastro.

Laboratorio di ricerca

L’archeologia isotopica ci permette di rilevare notizie sulla vita, il clima, i cibi e molto altro che caratterizzava gli uomini che popolavano questa zona migliaia di anni fa, semplicemente attraverso lo studio delle ossa e della loro componente chimica. Attraverso lo studio di alcuni elementi chimici possiamo ricavare diversi dati:

  • l’ossigeno ci darà informazioni sul clima, sull’ambiente e sulla provenienza;
  • l’idrogeno esclusivamente sul clima e sull’ambiente;
  • il carbonio sulla dieta, sull’ambiente e sulla provenienza;
  • l’azoto sulla dieta e sull’ambiente;
  • lo zolfo relativamente alla dieta.

Ad esempio, in Sardegna, sono stati ritrovati alcuni resti scheletrici di un’antica civiltà nuragica: le ossa e i denti, possono conservarsi per secoli, grazie alle loro peculiari caratteristiche strutturali.

Lo studio dei resti ha mostrato una prevalenza della carie, con valori del 4 %, e un’usura della corona nel 65% dei casi. La percentuale di carie è bassa, a conferma del fatto che la dieta dei nostri progenitori era povera, simile all’odierna Dieta Mediterranea delle nostre zone. Questo perché lo smalto dei denti, offre una durevole copertura per la più tenera dentina sottostante, costituiti entrambi di fosfato di calcio hanno una diversa formazione. Lo smalto si mineralizza solo quando il dente cresce per la prima volta. La dentina e l´osso, invece, si riformano continuamente. Dalle ossa e dai denti è possibile estrarre il Dna e si possono anche ricavare alcune caratteristiche genetiche degli individui. La grande abbondanza di materiali provenienti dagli scavi promette nuove e affascinanti acquisizioni. In futuro così avremo la chiave per conoscere più dettagliatamente il passato e meglio la storia dei nostri antenati. Ciò infatti potrebbe essere applicato anche ai fossili rinvenuti nelle grotte del Golfo di Policastro. Magari si potrebbero scoprire cose che ci sono oscure ancora oggi e che potrebbero essere più vicine a noi di quanto sembra …

Stefania Sansone

Articolo elaborato nell’ambito del progetto di Alternanza Scuola Lavoro a.s. 2016-2017 tra Liceo Classico Parmenide di Vallo della Lucania (SA) e l’associazione AUSS di Sapri (SA)

Un pensiero riguardo “L’archeologia isotopica

  • 9 Febbraio 2018 in 9:37
    Permalink

    Intelligente l’elaborato di Stefania Sansone, noi a Marina di Camerota abbiamo le grotte della Cala e della Serratura indagate nel prossimo mese di marzo dall’Università di Siena, se è interessata si può rivolgere al MUVIP per avere una chiara lettura sul paleolitico e neolitico del nostro territorio.

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