La rosa pestana e la Campania Felix

Forse non molti sanno che anche qui nella “Campania Felix” ,più di 2000 anni fa, avevamo una nostra rosa. Ebbene sì , molto tempo fa nell’antica Roma nei pressi di Paestum (Poseidonia per i Greci), tra i fantastici templi, gli abitanti pestani si adoperavano per incrociare una bellissima rosa antica (di cui ancora non sappiamo con certezza la specie) con uno scialbo rovo comune.

Questa fantastica rosa, non solo era molto apprezzata nell’intera civiltà romana, ma essa era anche oggetto di commercio. Utilizzata per scopi decorativi e soprattutto per la produzione di vari vini, oli e profumi, tanto da entrare in conflitto con il commercio dei grandi coltivatori della valle del Nilo che in quel periodo mantenevano il monopolio di questo mercato. Anche se oggigiorno non ci è rimasto molto di questa rosa, molto probabilmente sappiamo quanto fosse celebre presso gli antichi, poiché poeti e scrittori del calibro di Virgilio e Plinio il Vecchio scrissero e menzionarono questa particolare rosa all’interno delle loro opere . Infatti lo stesso Virgilio, nella sua opera didascalica le Bucoliche, ci parla della rosa pestana descrivendone la caratteristica principale, che ne determina la grande particolarità, egli dice : Biferique rosaria pesti. Questo aggettivo “Biferi” ha lasciato un leggero dubbio tra gli studiosi, infatti non si sa se il poeta con questo aggettivo volesse intendere la capacità della pianta di fiorire due volte all’anno oppure la capacità dell’arbusto incrociato di germogliare due volte all’anno. Plinio il vecchio, non nomina direttamente la rosa pestana, ma ci parla di varie rose e soprattutto di una rosa campana, della quale ci indica alcune qualità come: il profumo, la capacità di rifiorire, e usa anche l’aggettivo “centifolia” per descriverla.

Riguardo al colore invece anche su di questo si è discusso molto: alcuni affermano che fosse rosso, altri rosa (poiché l’aggettivo “rosa” poteva indicare anche il colore rosso), molto probabilmente però il colore potrebbe essere rosa. Infatti oggigiorno si è raggiunto un accordo univoco sul fatto che la rosa di base usata per creare questi incroci fosse la: rosa Damascena bifera (quatre saison, rosa dal colore rosa), e che questa fosse incrociata con un rovo comune (rubus fruticosus) tramite una tecnica di innesto. Il motivo principale per cui non siamo a conoscenza della specie della rosa e non possediamo nessun esemplare di questa pianta è proprio perché questa rosa è un incrocio che con il tempo si sono perse le conoscenze della tecnica di innesto dei coltivatori pestani.

Infatti non ci è pervenuta nessuna testimonianza scritta su come venisse innestata o coltivata, ci è pervenuta solo una testimonianza del cardinale pavese Ennodio, il quale ci dice che i pestani mettevano molta cura e molto tempo nell’incrociarle. Oltre a ciò l’unica testimonianza visiva rimastaci è l’affresco nella casa del bracciale d’oro di Pompei sulla quale non si è molto sicuri che si tratti della rosa pestana. Dunque non si esclude che questa rosa fosse presente in tutto il territorio dell’attuale regione Campania, anche nel territorio lucano, nel vallo di Diano e anche nel golfo di Policastro (compreso tra regione Campania, Basilicata e Calabria). Nel territorio di Paestum si sta cercando di reintrodurre nuovamente la rosa Damascena, provando anche ad innestarla con vari rovi, trovando tuttavia sempre incongruenze con le descrizioni degli antichi.

Marco Nicoliello

Articolo elaborato nell’ambito del progetto di Alternanza Scuola Lavoro a.s. 2016-2017 tra Liceo Classico Parmenide di Vallo della Lucania (SA) e l’associazione AUSS di Sapri (SA)

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