Cinquant’anni di Socialismo in Italia

Frontespezio

Sottotitolo: Storia completa documentata, dal martirio di Pisacane (1856) al Congresso di Imola (1902) Autore: Alfredo Angiolini Casa Editrice NERBINI Firenze 1904 ANGIOLINI, Alfredo. – Nato a Firenze il 12 marzo 1874, aderì da giovane alle correnti politiche e di cultura del socialismo e del positivismo. Esercitò l’avvocatura e verso la fine del secolo fu tra gli esponenti più in vista del Partito socialista a Firenze. L’Autore morì a Genova, in data che s’ignora. Genere Storico-Politico.
Il presente articolo è una recensione del dott. Mario Palmiro Cautela realizzato, nell’ambito del progetto dell’associazione AUSS, per la valorizzazione del patrimonio librario del Centro Studi e Documentazione “Carlo Pisacane” di Sapri (Collocazione: CSP 320 ANG 1). Questo volume, in stampa originale, è una delle poche copie sul territorio nazionale: a sud di Roma è presente solo presso il Centro Studi e Documentazione “Carlo Pisacane” di Sapri (SA), come risulta dal sito web  del Sistema Bibliotecario Nazionale.

L’Autore percorre oltre cinquant’anni di storia del Socialismo attraverso le idee e le vicende personali dei sostenitori del socialismo che si succedono, a partire dai “precursori” (di cui ne dà una definizione affatto banale) della fine del XVI secolo e degli inizi del XVII secolo, fino al Congresso di Imola. Individua, così, in Tommaso Campanella (1568-1639) uno dei più significativi precursori. Dopo Campanella ci vorranno due secoli e il portato ideale della rivoluzione francese per avere in Italia altri precursori.

Tomaso Campanella

Secondo l’autore l’ideologia socialista non avrebbe potuto mettere radici in Italia finché essa non fosse divenuta Nazione e libera dallo straniero. Passa da Campanella a Carlo Pisacane (1818-1857), che con il suo “Saggio” sulla rivoluzione costruisce un vero programma del socialismo italiano. Di qui un susseguirsi di pensatori come Beccaria, Pagano, Filangieri…ed altri che, secondo l’autore, anche se non sono propriamente socialisti, hanno slanci, convinzioni, vedute in cui la questione sociale è centrale. Tanti sono gli approfondimenti su figure di primo piamo e non: Da Vincenzo Russo (1770-1799) a Filippo Buonarroti (1761- 1837). Non mancano riferimenti interessanti sulla Francia con i suoi fermenti culturali dell’ottocento fino

La Plebe – 4 luglio 1868

alla rivoluzione francese e sui forti influssi che questi hanno sull’Italia: da Owen a Saint Simon, da Fourier a Leroux, da Bouchet a Blanc. Il racconto si fa più argomentato a cominciare dall’influenza dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (1864) in Italia (per brevità l’Internazionale), dove il socialismo trova adepti più tardi che altrove. E l’autore ne spiega i motivi e come, ottenuta la liberazione dallo straniero, gli italiani sotto la morsa della povertà dilagante tributa molti consensi al socialismo nascente e all’Internazionale. Ciò con una diversità territoriale: al nord si sviluppa maggiormente il movimento socialista e al sud quello dell’Internazionale. Il carattere insurrezionale di Essa appare più “gradito” alle masse affamate del meridione.

Il Fascio Operaio – 20 luglio 1883

Il testo riporta poi le polemiche tra Mazzini e l’Internazionale, nonché coi “fasci operai”. Lo stesso Bakunin fu costretto a rispondere ad un Mazzini, secondo l’autore, preoccupato dalla perdita di adepti.

Il libro prosegue con i moti rivoluzionari del 1874 e la reazione borghese. Il socialismo attraverso diverse associazioni territoriali, i fasci operai, l’Internazionale miete consensi sempre più ampi specie a causa delle misere condizioni popolari. E ciò provoca le prime azioni repressive dei governi in carica e vengono sciolte sezioni locali dell’Internazionale e fasci per Decreto.

Il racconto prosegue con la descrizione di fatti simili più eclatanti, riportando documenti integrali del tempo e dati di analisi molto interessanti sull’evoluzione delle posizioni politiche dell’Internazionale italiana e dei movimenti operai. Poi vengono descritte le vicende che riguardano la nascita di Bande armate nel beneventano fino alla fine dell’Internazionale: agli inizi del 1877 affiliati all’Internazionale di varie regioni decisero di formare delle bande armate per spiegare il Comunismo e provare a innescare la rivoluzione. Questo progetto -come altri simili- fallisce miseramente con tanti arresti e qualche morto negli scontri con i carabinieri. Tali eventi aprono dentro e fuori l’Internazionale una serie di interrogativi politici e nel 1877 il governo riprende il Decreto del ’74 per sciogliere tutte le sezioni dell’Internazionale italiana.

I fondatori del Partito Operaio Italiano
Anna Kuliscioff

La storia prosegue con la descrizione documentata dell’evoluzione delle “correnti” interne all’Internazionale da cui nascono nuovi soggetti politici a partire dal Partito Operaio che al nord ha uno sviluppo notevole. In realtà -afferma l’autore- le vicende del socialismo italiano dal 1880 al 1890 coincidono essenzialmente con quelle del Partito Operaio. La sua nascita si può datare 14 marzo 1880 a Bologna dove si riunirono un numero congruo di socialisti e discussero di costituire un Partito Socialista con un programma comune con tutte le forze operaie disperse. Il racconto prosegue con le repressioni del Partito costituito e dei giornalisti del movimento socialista.

Si riportano poi gli sviluppi storici, con una certa ricchezza di documentazioni, che porteranno alla formazione del Partito dei lavoratori (1891). Seguono gli sviluppi di tale partito fino al successo nelle elezioni politiche generali.

Il testo tratta, in seguito, dei moti siciliani e la reazione borghese. Il racconto analizza prima le condizioni miserrime di gran parte della popolazione siciliana e delle azioni che i fasci, organizzazioni umanitarie ben strutturate, svolgono. Seguono gli sviluppi che vedono la volontà dei fasci di organizzarsi per l’azione politica nei comuni, avendo come riferimento il Partito dei lavoratori. Partito che a Reggio Emilia nel 1893 cambia il suo nome in Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, mentre al congresso di Parma del 1895 assume il nome definitivo di Partito Socialista Italiano.

Con l’arrivo del governo Crispi (1887) la repressione diviene più cruenta. Sono riportati documenti e testimonianze delle alterne vicende in cui all’aumento della repressione corrisponde un rafforzamento della volontà insurrezionale del popolo.

Filuppo Turati tradotto alle Carceri di Finalborgo

È ben descritta la repressione di quei momenti, e successiva, contro ogni associazione socialista, che impedì persino di tenere il congresso annuale del 1894 del Partito socialista dei lavoratori italiani. Le leggi liberticide del ministero Crispi portarono allo scioglimento delle associazioni socialiste in tutt’Italia. Di qui l’idea di fare una Lega della Libertà per salvare le libertà di pensiero e parola, e quella di stampa. Ad essa parteciparono in tanti: i giornali, i socialisti, i radicali, i repubblicani. Tutti contro la reazione.

Il libro racconta dei tantissimi arresti e domicili coatti, delle differenze di comportamento nella magistratura e degli avvocati che si distinsero nella difesa dei socialisti perseguitati.

Si giunge, quindi, al Congresso di Parma del 1895 che fece registrare un successo di consenso nel popolo.

Anche il ’97 e il ’98 trascorrono all’insegna della repressione dei movimenti e di tumulti popolari molto partecipati a causa delle condizioni economiche miserrime della gente. (Napoleone Colaianni descrive bene le condizioni in cui tumulti si svolgono e gli aspetti sanguinosi della repressione).

In questo clima il governo pensa bene di sopprimere alcuni giornali vicini ai socialisti per impedire la diffusione delle notizie sulla repressione. Iniziarono a funzionare i tribunali militari, con cui si processarono giornalisti, intellettuali e persino deputati. Fra tutti Turati che fu condannato a 12 anni di reclusione. Nel testo viene ben descritto il cambiamento successivo che vede la nascita delle Camere del lavoro, nonché delle leghe tra contadini e lavoratori dell’industria.

Cresce la pressione sociale sul potere e parimenti cresce la repressione che cerca di distruggere il movimento economico delle cooperative, quello socialista, e le camere del lavoro. Tutto con tribunali marziali, fucilazioni, e cariche nelle manifestazioni. Viene descritto il periodo del generale Pelloux al governo. Poi arriva il congresso di Roma nel 1900. Con l’inizio del 1900 la repressione sconta delle battute d’arresto e alcuni processi ai socialisti si arenano. Si arriva all’amnistia. E poi le elezioni con un grande risultato per i socialisti. La morte di Umberto di Savoia, per mano di un anarchico, rimette in moto la repressione contro i socialisti anche se essi avevano sempre rimarcato una forte distanza dagli anarchici.

Il 1901 è un anno di svolta, dopo le persecuzioni inizia un periodo di serenità e legalità indiscussa. La nomina di Giolitti al ministero dell’interno si conferma una garanzia per le libertà politiche. E così il P.S. può dispiegare la sua azione politica in tutto il paese, in tutti i siti lavorativi. Sicché agitazioni di lavoratori e scioperi per il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori diventano fatti normali, quotidiani.

Così anche il 1902 si registrano vittorie dei socialisti e del proletariato in quasi tutta la penisola, specie al nord. In tale clima si arriva al congresso di Imola (settembre ‘92) nel corso del quale si scontrano due tendenze: quella rivoluzionaria e quella riformista. Vince la seconda.

Considerazioni sintetiche

Il libro è sicuramente di parte, ma è evidente lo sforzo dell’autore di tenere le distanze dalla “dottrina” socialista cui appartiene sia quando si impegna nell’analisi storica del momento, sia dove indugia nella descrizione delle dinamiche interne al movimento operaio più ampio. Egli si preoccupa, inoltre, di riportare documentazioni originali sia per quel che riguarda gli atti parlamentari, sia per quel che concerne le dinamiche sociali e gli atti repressivi delle forze dell’ordine, così anche per i documenti dei congressi delle forze politiche di cui tratta. (Documentazioni interessanti per ogni appassionato di storia e non solo). E’ questa una caratteristica di tutto il libro dall’inizio alla fine. E’ sicuramente una fonte di informazioni ricca e feconda rispetto al periodo storico di cui si occupa. La lettura non è semplice specie per un linguaggio datato a cui il lettore occasionale non è affatto abituato. Il momento in cui è stato pubblicato, 1904, è troppo vicino agli ultimi periodi della storia del socialismo per parlare di una vera propria “storia”. Comunque l’autore non ricade mai in una propaganda insulsa di poco interesse. Se lo scopo è -nel momento della pubblicazione- quello di offrire un punto di riferimento chiaro e netto del triangolo potere-repressione/condizioni disastrose del popolo/ avanzata dei movimenti operai allora esso è stato sicuramente conseguito. Scorretta è, invece, la sensazione che l’autore pare avere di esaurimento della fase più cruenta della repressione poiché dopo il 1904, anno di pubblicazione, arriveranno periodi ben più cupi per la sinistra italiana.

dott. Mario Palmiro Cautela

 

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