Un’immagine dal passato

Raro reperto di arte mobiliare rinvenuto a Torraca (SA)

La pietra pesce di Torraca (SA). Foto E. Vaiano

Di recente, ricercatori e studiosi locali hanno effettuato un importante rinvenimento in località Grottoni di Torraca. Questa zona calcarea del comune cilentano va rivelando aspetti geologici ed archeologici di estremo interesse, la cui reale portata solo ricerche approfondite potranno definire. Gli autori del ritrovamento (Enzo, Francesco Maria, Tiziano, Vincenzo e Giuseppe) hanno informato la Soprintendenza archeologica della Campania, prendendo in custodia il reperto rinvenuto.

In attesa che l’autorità preposta possa esprimersi in merito, proviamo a descrivere l’oggetto che ha suscitato il nostro interesse ed entusiasmo. Si tratta di un grosso ‘blocco’ di pietra calcarea di 35 x 21 cm, ed uno spessore di 5-7cm. Questo masso, in una delle sue facce (l’altra è accuratamente levigata), evoca le sembianze di quello che sembra un animale marino. Più esattamente, una delle estremità appare modellata a mo’ di testa di pesce. Il muso da cernia, la cresta dorsale e una branchia sono inequivocabili: si tratta di una raffigurazione intenzionale, e non di una formazione naturale. Gli interventi sulla pietra sono semplici, ma efficaci: un foro che attraversa tutto lo spessore del masso rappresenta l’occhio; la cresta nella regione dorsale è stata realizzata scalpellando la parte superiore della pietra; la bocca -ben disegnata con pochi tratti- risulta abrasa e lisciata nella parte inferiore. Questi interventi, pur nella loro essenzialità, denunciano una perizia grafica notevole. Sull’antichità del reperto, non osiamo esprimerci (i falsi archeologici non sono rari, ed hanno fatto vittime illustri); ma i solchi delle incisioni, ad un esame superficiale, non sembrano recenti. Indubbiamente, si tratta di una ‘pietra istoriata, a profilo animale’, una tipologia molto rara, almeno in Italia. Modellare un profilo zoomorfo, questo è stato l’intento dell’artista primitivo; un’operazione perfettamente riuscita, di cui ancora godiamo l’esito. Più che una motivazione estetica (in senso moderno), una istanza mistica appare più verosimile: probabilmente, la pietra assolveva ad una funzione cultuale, o apotropaica, esorcizzante.

I Grottoni di Torraca (SA)

Domenico, ricercatore free lance, descrive il contesto paleoambientale del ritrovamento: “Alla quota di circa 520 mt s.l.m., in località Grottoni di Torraca, insiste una formazione calcarea di tipo ‘Trentinara’. Sotto l’alta parete si aprono alcune grotte. Nella cavità teatro del rinvenimento, si notano numerosi crolli ed interventi umani. Nella parte alta, sono presenti dei solchi che veicolano l’acqua infiltrata in un raccoglitore di forma circolare, concavo. Sono visibili anche segni di picconate, nicchie di forma rettangolare, e una particolare struttura che forse corrispondeva ad un’ara sacra. In questa caverna è stato rinvenuto il masso con l’immagine zoomorfa. Abbiamo la sensazione che gli interventi umani nella grotta siano stati interrotti in una certa fase, per motivi ancora da chiarire. L’abbondante materiale di crollo non consente di individuare il piano di calpestio originale, ed eventuali manufatti che potrebbero consentire un inquadramento cronologico”.

I Grottoni di Torraca (SA)

Un’attenta esplorazione della grotta (la definizione del contesto archeologico, con ulteriori prove di frequentazione umana, eventuale presenza di manufatti litici o fittili, tracce di focolari) potrebbe agevolare la datazione del reperto che, allo stato attuale, risulta problematica. Un esame con il metodo del C14, se il reperto presenta residui organici (animali o vegetali), potrebbe rivelarsi fondamentale per la definizione della sua cronologia. Si potrebbe, in sostanza, datare la patina formatasi nei solchi delle incisioni, attraverso le particelle intrappolate nella patina stessa. Quella risultante, comunque, sarebbe una ‘datazione relativa’, riferibile ai soli elementi organici eventualmente ancora presenti, e non al reperto stesso. Un’analisi comparativa tra massi istoriati dalle medesime caratteristiche, ancorchè poco ‘scientifica’, rimane pur sempre un metodo valido per un inquadramento stilistico, o tipologico. A tal fine, abbozziamo una breve retrospettiva storica di quella categoria artistica che, in Paletnologia, è nota come ‘pietre figure’. Un argomento affascinante, ancorchè trascurato, quello delle pietre istoriate, a figura animale. Riteniamo, in contrasto con la visione prevalente nell’ambiente ufficiale, che queste espressioni artistiche –rozze, umili ma nobili nella loro essenzialità- testimonino l’esordio della creatività umana. Ancor prima di creare magnifiche pitture in grotta (che sono un punto d’arrivo e non iniziale, come erroneamente tuttora si sostiene), l’uomo dei primordi amava raccogliere oggetti ‘strani’ (per lo più pietre) che colpivano la sua immaginazione. E talora interveniva con piccoli ritocchi, sì da conferire loro sembianze zoomorfe. E i primi capolavori artistici –come ha sostenuto, con geniale intuizione, Louis R. Nougier- sono stati le amigdale e gli sferoidi di quarzo, splendidi nella loro umile consistenza materica: modelli archetipici che segnano la nascita del senso estetico. Nel XVII sec., l’ecclesiastico A. Kircher raccolse e studiò molte pietre con immagini antropomorfe e zoomorfe. J. Boucher de Perthes, nell’800, svolse opera di divulgazione di quelle che battezzò pierres figures. Gli sforzi di questi pionieri, però, non vennero presi in grande considerazione dal mondo scientifico, che considerò quelle pietre come scherzi della natura, se non veri e propri falsi. Eppure, alcuni di quei reperti furono riconosciuti come autentici, e sicuramente rinvenuti in contesti preistorici.

Torraca (SA) vista dai Grottoni

Nel secolo scorso, i pregiudizi accademici sono caduti: autorevoli scienziati hanno studiato e descritto i blocchi di pietra istoriati. Fra i più noti, Denis Peyrony, Henry Breuil, A. Leroi-Gourhan; e, ai nostri giorni, Emmanuel Anati. L’area che si è rivelata più ricca di tali reperti è quella francese della Dordogna (Les Eyzies). L’età che viene loro attribuita prevalentemente è di oltre 30.000 anni (cultura aurignaziana); ed alcuni Autori li ritengono opera di artisti neandertaliani. I soggetti raffigurati sono in prevalenza degli animali, e su molti massi compaio dei segni graffiti. Un saggio di E. Anati contiene un prezioso repertorio delle pietre francesi, con descrizioni, foto, disegni e dimensioni. E, potere della suggestione, su alcune di esse ci sembra di scorgere l’immagine di un pesce! Anche le dimensioni corrispondono a quelle del blocco di Torraca. Ferma l’esigenza di ulteriori approfondimenti di carattere specialistico, riteniamo che il reperto dei Grottoni di Torraca costituisca uno dei più antichi documenti di arte mobiliare presenti in Italia. Arte dei primordi, minimalista e ‘povera’ quanto si voglia, ma non meno preziosa del famoso, e prossimo, graffito del ‘Toro di Papasidero’. Ricercatori specializzati potranno meglio definire, a livello scientifico, i termini di questa straordinaria scoperta. A me è toccato l’onore e l’emozione di averla, tra i primi, ammirata ed illustrata.

Felice Cesarino

Sono grato agli amici Enzo Vaiano e Domenico Smaldone per . . il materiale fotografico e le informazioni che mi hanno fornito

 

 

 

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